Kasai-Do – Karatè
Il Kaisai-Do, l’arte di autodifesa senza armi, iniziò la sua lunga storia quando il carattere pacifico degli abitanti di Okinawa si fuse con il Buddhismo Zen, incarnato nella boxe cinese del tempio di Shaolin.
A differenza delle cosiddette arti marziali, lo scopo principale del Kaisai-Do non è la capacità di aggredire il più efficacemente possibile, bensì l’abilità di sapersi difendere in caso di aggressione e l’atteggiamento mentale in situazioni pericolose è molto più importante delle tecniche.
Oggi le tecniche del Kaisai-Do sono diffuse, in vari modi e sotto vari nomi, in tutto il mondo, ma la teoria, lo spirito e la tradizione restano inalterate esclusivamente nella scuola Shorei-Kan.
Okinawa è la maggiore isola dell’arcipelago delle Ryukyu, situate a metà strada tra la Cina ed il Giappone. Il regno delle Ryukyu rimase indipendente fino al 1879, data della sua annessione al Giappone, fungendo da porto franco con rapporti commerciali e culturali estremamente importanti con entrambe le nazioni.
Il termine utilizzato ad Okinawa, fino al 1800, per descrivere le tecniche di difesa personale era: Tee (Te).
Intorno alla fine del 1800, un esperto di Nahate, Kanryo Higaonna (Higashionna), dopo aver studiato lo Shaolin in Cina, tornò ad Okinawa e modificò ulteriormente la sua arte, grazie alla teoria che gli era stata insegnata: il Kaisai no genri.
A quel tempo l’insegnamento del Nahate era privato e quasi clandestino, fu così che il primo allievo di Hiagaonna, Chojun Miyagi si pose l’obiettivo di creare un sistema didattico adatto al pubblico, soprattutto ai giovani in età scolare. Grazie alla teoria del Kaisai, nacquero così i primi esercizi (Gekisai, Tensho, Hojo undo…) e la prima bozza di sistematizzazione del Daruma Taiso. Questa ulteriore trasformazione del Nahate venne chiamata, dal Maestro Miyagi: Gojuryu Kempo.
Nel 1937 il Dai Nippon Butokukai, l’organizzazione imperiale delle arti marziali giapponesi, spinto da uno spirito nazionalistico, decise che le arti di Okinawa dovessero avere un nome più nipponico. Decisero quindi di chiamarle: Karate-do (la via della mano vuota), indipendentemente dalla città di provenienza o dalle differenze di tecniche e principi. Il Maestro Miyagi fu nominato rappresentante del Karate-do presso il Butokukai e si adeguò alla decisione imperiale, chiamando la sua arte: Karate-do Goju-Ryu. Alla morte di Chojun Miyagi, il suo allievo Seikichi Toguchi decise di continuare il lavoro del suo maestro e in sessant’anni di studio mise a punto un sistema didattico imponente e stupefacente. Restando fedele all’editto del Butokukai, al suo maestro e allo spirito di Okinawa, chiamò questo sistema Karate-do Goju-ryu Shorei-kan : la scuola della cortesia e delle buone maniere.
Il progetto del Maestro Toguchi viene portato avanti ancora oggi dal suo allievo Toshio Tamano, che oltre ad aver ampliato il sistema Shorei-Kan e averlo portato al gradino evolutivo successivo, ha applicato il Kaisai no genri al Kobudo di Okinawa, creando per questa arte il sistema didattico Shorei-kai e sistematizzando definitivamente il Daruma Taiso. Ma le differenze tecniche e soprattutto spirituali e morali non possono essere descritte soltanto con il nome di uno stile. Così, quando il Dai Nippon Butokukai cessò di esistere il Maestro Tamano pensò di riportare il nome della sua arte agli antichi valori: le origini di Okinawa. Okinawa Kaisai-Do Shorei-Kan, il nome è cambiato tante volte, lo spirito mai.
l Kaisai-Do è un’arte di difesa estremamente efficace che include tecniche che mirano specificatamente a punti vitali con lo scopo di neutralizzare o controllare un eventuale aggressore nel minor tempo possibile.
Il praticante viene avviato allo studio del seguente programma:
1) cura e preparazione specifica del corpo e della mente mediante il Daruma Taiso ed i katà della respirazione (Sanchin/Tensho).
2) UCHI; tecniche di percossa con varie parti del corpo (pugni, gomiti, calci, ginocchia, mano aperta, ecc.) e relative applicazioni in coppia.
3) UKE; tecniche di difesa (a mano chiusa, a mano aperta, con le gambe, i gomiti, ecc.) e relative applicazioni in coppia.
4) UKEMI WAZA; tecniche di caduta, avanti, laterale, indietro, in volo.
5) NAGE WAZA; tecniche di lancio ossia proiezioni, spazzate, tecniche di sacrificio e relative applicazioni in coppia.
6) NE WAZA; tecniche di combattimento a terra e relative applicazioni in coppia.
7) KANSETSU WAZA; tecnica delle leve articolari che si applica nel combattimento in piedi, a terra, con armi e in tecniche di immobilizzazione e difesa, con relative applicazioni in coppia.
8) SHIME WAZA; tecniche di strangolamento che si applicano in piedi e a terra, con relative applicazioni in coppia.
9) KIHON DOSA; ripetizione individuale ed in combattimento (kumitè) sia delle singole tecniche sopracitate che delle medesime legate in combinazioni.
10) KIGU HOJO UNDO; esercizi con gli attrezzi (Makiwara, Chishi, Sashi, ecc.) che aiutano ad abituare i muscoli agli sforzi richiesti per la pratica del Kaisai-Do.
11) KATA’; forme classiche e superiori che si praticano singolarmente o in coppia (bunkai).
12) KUMITE’; esercizi in coppia di combattimento. Possono essere prestabiliti, in difesa, liberi e a contatto pieno indossando adeguate protezioni.
13) tecniche di difesa da armi.
La vastità del programma rende il Kaisai-Do un’arte di difesa completa il cui fine ultimo è quello di raggiungere – attraverso la padronanza del corpo e della mente – il benessere psico-fisco e la tranquillità interiore.